Milano, maggio 1985

di Gabriele Giunchi

… Per noi è tutto un viaggio, anche quando non andiamo da nessuna parte, figuriamoci quando partiamo…

Nuovo invito di Lega Ambiente. Primavera 1985. Di nuovo a Milano.

Come sempre siamo chiamati a svolgere la relazione introduttiva al loro convegno.

Questa volta facciamo le cose in grande. Faremo una sorpresa esorbitante.

Cominciamo con l’estendere l’invito ai nostri amici e sostenitori. Poi noleggiamo, tramite l’ARCI, un pullman da 50 posti. Dai microfoni della Radio diffondiamo  un invito succulento a venire a giocare con noi nella grande metropoli. La cosiddetta “Milano da bere”. Detta così, un amaro.

In due giorni i posti sono tutti prenotati.

Ora si tratta di preparare il testo dell’intervento e di curare al meglio i dettagli. Proporremo una recita  impostata  alla maniera di una commedia greca: alle voci recitanti farà eco un coro che sottolineerà le parti salienti e creerà un’atmosfera magica e densa…E i dettagli?

Ci penseranno gli amici osti del “Polese”, preparando una lattina da 25 litri di cocktail micidiale (color benzina) e un amico fornaio che ci preparerà alcuni metri quadrati di crescente bolognese.

Facciamo rifornimento di questi beni andandoli a prelevare direttamente col pullman, poi imbocchiamo l’autostrada.

Il pullman è una specie di nuvola viaggiante: non c’è nebbia in Val Padana, ma dentro sì. Hashish, crescente e beverone fanno una miscela che fa resuscitare i morti. Mentre si va si fanno le prove della recita: uno spasso.

Intanto l’autista, un veterano del PCI, duro e tosto, respira il fumo passivo… Tanto che, arrivati a Milano, si perde, sbaglia strada. “Non mi è mai capitato…” dice.

e quando arriviamo…

Arriviamo in ritardo e prendiamo posto: le persone già sedute in prima fila vengono gentilmente pregate di spostarsi. Noi tre sul palco e tutti gli amici sotto. Poi comincia appunto “un altro viaggio”:

Voce grave: Uno spettro si aggira per l’Europa, ed anche altrove.

Può avere il volto di tutti e di nessuno.

Minaccia i poveri, minaccia i ricchi, non è di destra né di sinistra, corrode i rossi, i bianchi, e…anche i verdi.

Va dritto al cuore e irrigidisce i muscoli. E’ contagioso.

Altra voce: Si insinua tra le periferie affumicate e se ne frega del pulito perfetto. Non ride mai, se guarda è solo di sbieco e quando non sa cosa fare, ammazza il tempo.

Non respira ma sospira, non fa all’amore ma scopa.

Tutti lo incontrano, molti fanno finta di niente, altri sono già sue prede e neppure lo sanno.

Il papa ci specula sopra.

DRIIIIIINNNGGG!!! (la sveglia)

Attenzione! Lo spettro può essere anche qui!!

CORO: Ma chi è, ma dov’è, ma com’è?

Voce: Eppur si vede!

Altra voce: è lo…e lo sss… è lo STRESS   ETTCCCIIUUU’

CORO: Salute!!

Grazie.

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<Leggete il resto…se vi va.

I convenuti sono sbalorditi e storditi. Si arriva alla pausa pranzo. Per noi dura fino a sera, in osteria. D’altronde al convegno abbiamo già dato.

E l’autista? Siamo preoccupati: non è entrato in sala durante il convegno. Dov’è?

Ma no, eccolo lì, sghignazza  mentre noi cantiamo e facciamo casino.

Il Muro di Berlino non è ancora caduto ma in lui, siamo certi, qualcosa del monolite sovietico si è incrinato. Una crepa.

Il mondo è adesso…starà pensando. Ce lo auguriamo. Oppure è ancora perso.

Però ci riporta a casa.

>>> Doppio viaggio a Venezia (un viaggio tira dl’altro)